La storia

Le origini Romane

 

SQUINZANO è il Comune più settentrionale della Provincia di Lecce.
La tradizione orale attribuisce al suo toponimo una chiara matrice romana, ricordando che il casale di Quintianum (poi Quinzano ed infine Squinzano) sorse nel medesimo luogo in cui il console Tito Quinzio Flaminino, presumibilmente nel corso delle guerre tarantine (190 a.C. circa), aveva eretto la sua dimora, la VILLA QUINTIANA, appunto. Nella seconda metà del XII° secolo, dopo la distruzione totale della vicina città messapico-romana di Valesio, il piccolo casale si ingrandì, raccogliendo un gran numero di profughi.


Dalla Contea di Lecce al dominio degli Enriquez

 

Dalla fine del 1100 in poi le vicende di Squinzano corsero parallelamente, sebbene in posizione subalterna, a quelle della Contea di Lecce.
Nel 1520, durante la lunga contesa tra Spagna e Francia per il dominio sul Sud d'Italia, uno scontro decisivo si svolse a breve distanza dal suo abitato, divenuto nel frattempo piazzaforte dei Francesi, in un sito ancora oggi conosciuto come “Monte della Battaglia”.
Finalmente nel 1560, con regio decreto, Squinzano divenne libero Comune demaniale, ma già nel 1623 fu costretto a rivendere tale diritto acquisito per motivi economici, ritornando ad essere un Comune feudale, beneficiario del quale fu il nobile spagnolo Don Giovanni Enriquez, il quale per amore dei Frati Francescani fece costruire, in una versione più ridotta, l'attuale Convento che fu inaugurato nel 1625, cioè quando, già una diecina di anni prima, l'odierna Chiesa Matrice, a tre navate ed a croce latina, era sorta nel centro urbano. In quel tempo inoltre visse in Squinzano una pia donna, Maria Manca, alla quale, il 21 ottobre del 1618, apparve la Madonna, in gloria della quale fu portata a termine nel 1627 la costruzione di una nuova chiesa dedicata, ieri come oggi, alla Santissima Annunziata.
In seguito, il primogenito di Don Giovanni Enriquez, Gabriele Agostino Enriquez, ottenne il titolo di Principe di Squinzano, titolo che, alla estinzione degli Enriquez, passò ai nobili Filomarino di Cutrofiano. Solo con l'abolizione del feudalesimo il territorio di Squinzano fu affrancato da qualunque soggezione nobiliare o ecclesiastica, avviandosi sulla via di un maggiore sviluppo economico, demografico ed urbano (sec.XVII-XVIII).


Il Risorgimento

 

Agli inizi del XIX secolo, poi, anche Squinzano intraprese la lotta contro la dominazione straniera, dapprima con la Carboneria, successivamente con la “Giovane Italia”. Sicché, alla fine delle lotte risorgimentali, il voto di annessione al nuovo Regno d'Italia fu quasi unanimemente espresso dai suoi abitanti, speranzosi di crescere e migliorare ulteriormente in questa tanto desiderata unità nazionale. In effetti l'auspicio si avverò, perché la situazione economica si accrebbe notevolmente, grazie anche alla costruzione della stazione ferroviaria (tra il 1869 e il 1891), che trasformò il paese in centro delle attività dell'intero comprensorio. Sicché la popolazione, che nel 1872 si era ridotta a circa tremila anime, nel 1912 raggiunse i 7500 abitanti e, all'indomani della prima guerra mondiale, i 10.000.


Il ventennio fascista

 

Gli anni del ventennio fascista, così come quelli immediatamente successivi alla Liberazione, Squinzano li visse alla stessa stregua di come li vissero tantissimi altri centri agricoli del Sud, nutrendosi di sacrifici enormi e di grandi speranze per il futuro che, nel frattempo, è già divenuto passato, sebbene non molto remoto, e sul quale non è opportuno esprimersi, perché ancora lo si sente come cronaca più che storia di Squinzano.

 

A cura di Angelo Cappello